Drakarna över HelsingforsDubrovnik é sotto il Corona. Il Corona é il bar di Aki Kaurismäki, il regista de “L’uomo senza passato”.
Dubrovnik prima era un cinema e si chiamava Andorra, poi Aki l’ha trasformato in un bar sala concerti ristorante e l’ha chiamato Dubrovnik come il ristorante del suo film “Drifting clouds”. Lo stile é quello di una vecchia sala da ballo modernista finlandese.
Al Corona campeggia il ritratto di
Matti Pellonpää. E’ quasi commovente pensare a Matti, alla fine che ha fatto, a quanto ha contribuito al successo di Kaurismäki. Matti é stato il miglior attore europeo degli anni ’80 e ’90. Andate a rivedervi “Night on Earth”.
Di sotto ci saranno un centinaio di persone.
Cominciano gli
Harry Hunks di Helsinki, pop glasgowiano, un cantante che ricorda Stuart Murdoch nella voce ed Elvis Costello nell’abbigliamento (giacca e calzoni rossi scozzesi). L’atmosfera é divertita-divertente, il gruppo ha senso dell’umorismo (apprezzo sempre il senso dell’umorismo in un gruppo). Seguono i
Rollstons di Jyväskylä, che sono meno britannici e un po’ piú slacker pavimentiani. Entrambi i gruppi hanno un fender rodes. I due set sono piuttosto brevi, ma intensi, mi ritrovo a pensare che forse i tipi di indiepop.it hanno avuto ragione a recensire roba finlandese ed a guardare un po’ piú ad est, rispetto alla nazione che ci ha dato abba, porn e gonorrea e che ci ha dato pure un tipo non tanto alto che adesso é sul palco e si sta sistemando una maracas sulla scarpa con il nastro adesivo. Ha delle scarpe orribili questo tipo. Immaginavo di appartenere all’ultima generazione possibile di persone indie vestite male, insomma di persone che al liceo ascoltavano i pixies, pur vestendosi in modo totalmente noioso. Pensavo che dopo i nirvana, tutti gli indiepoppers, diciamo nati negli anni ’80, avevano comiciato a curare l’aspetto ed un po’ li invidiavo. Invece questo tipo sul palco che si sta allacciando un sonaglio sulla scarpa sinistra, dopo essersi incollato una maracas sulla scarpa destra, ha delle scarpe scamosciate veramente orribili.
Questo tipo é Jens Lekman, un ragazzino svedese che suona l’ukulele, scrive canzoni argute, che fanno sorridere e che ogni tanto commuovono. Jens Lekman ha una voce meravigliosa, una voce potente e profonda, lo si capisce subito, lo si capisce ancora meglio quando attacca un pezzo in ¾, in svedese, dedicato alla cantante jazz Monica Zetterlund, morta da poco nel rogo del suo appartmanento (mai fumare a letto, kids).
Jens tra un pezzo e l’altro racconta cose divertentissime: il giorno prima a Tampere, nel retro palco, c’era l’uomo senza passato (Markku Peltola) nudo, che aspettava di fare la sauna (c’é veramente una sauna nel bar di Tampere dove suonavano). Oppure che a Roma un finlandese l’ha tartassato tutta la sera, perché “doveva assolutamente suonare nel suo rock club ad Helsinki”, fino a quando, dopo che Jens l’aveva gentilmente mandato affanculo, il tipo gli fa “Ma chi ti credi di essere? Pensi di essere cosí indie perché ti tingi i capelli e non le sopracciglia?”.
Jens finisce, non scende dal palco, si mette di lato e salgono Joel Gibb e Maggie Mc Donald, piú altri elementi di Rollstons e Harry Hunks: i Finnish Hidden Cameras!
Joel e Maggie sono in Finlandia in vacanza e cosí, per divertirsi, con l'aiuto dei tipi di
Marsu on paras, hanno deciso di fare un paio di concerti.
Se adesso fossi al bancone di un bar italiano, a bere il caffé e qualcuno mi chiedesse “ah, come é stato gli hidden cameras ieri?”, adesso starei alzando le braccia sopra la testa e starei dicendo “hanno tirato giú il locale”.
Al di lá di tutte le considerazioni da cultural studies sui testi, sulla musica e sull'immagine del gruppo, il mio concetto di festa/ party é oggi assolutamente condizionato dagli Hidden Cameras. Cosí come il mio concetto di cool chick da Maggie Mc Donald.