Beh gli Smiths.
Uno dei primi ricordi che ho degli Smiths é quello riportato qui sotto, al post precedente. Un altro é il video di “Suedehead” dove Morrissey appena diventato solista, visita la casa natale di James Dean. Era una puntata di DJ Television. Morrissey aveva un’aria familiare: mi aveva fatto venire in mente i tipi strani che giravano per il paese alla fine degli anni ’80. Quel taglio di capelli, quelle camicie aperte sul petto, quegli occhiali, quelle doctor martens e quei levis. Adesso a quasi vent’anni da allora, ad un giorno dal compleanno di Moz, ecco qui il resoconto del seminario sugli Smiths svoltosi ad Helsinki grazie ai ragazzi e ragazze di un’associazione studentesca chiamata Chorus. Il seminario costituiva una specie di appendice scandinava alla conferenza vera e propria, tenutasi all’Universitá di Manchester in marzo.
Erano presenti alcuni degli organizzatori di Manchester: Colin Coulter, Sean Campbell, Darragh Farrell e Fergus Cambell, inoltre alcuni esperti locali come Antti Nylèn (che ha un bell’articolo su Moz pubblicato qui), Hannu Kylkisalo, Janne Mäkelä e poi io, con un intervento intitolato "Sensibility for places in songs by the Smiths".
Si é parlato di figure femminili nelle canzoni degli Smiths, di musicisti irlandesi di seconda generazione, di Moz come dandy antimoderno, di Manchester, di Maggie Thatcher, di “luoghi” smithsiani e di mille altre cose. Inutile parlare del livello di devozione del pubblico, degli organizzatori e dei relatori, inutile dire come tutti avessero la loro storia da raccontare. Naturalmente i britannici avevano gli aneddoti migliori, loro registravano le peel sessions e si ricordano quando john peel ha appoggiato la puntina sul singolo di hand in glove ed il singolo ha cominciato a girare ed un tipo con una voce mai sentita ha cominciato a dire hand in glove and the sun shines out of our behinds... o quando giocando in salotto, hanno alzato lo sguardo sul televisore, dove c’era un tipo che roteava un mazzo di gladioli a top of the pops.
Il pubblico del seminario dimostrava tra i 16 ed i 45 anni e tutti adoravano gli Smiths.
Beh dopo la conferenza si é visto “taste of honey”, kitchen sink film degli anni ’50 che ha dato molto in copertine, frasi e immaginario agli smiths. Poi si é ballato con The Joneses, gli Smiths inpersonators locali, che sono bravissimi. Ho sempre pensato che ballare imitando Moz fosse ridicolo ma il cantante dei The Joneses ha dimostrato il contrario. Dopo panic ha addirittura detto "this was our last single..."
La serata é proseguita con gli smiths veri, in mp3, i ricordi mi si offuscano a causa della birra estone saku, ma ad un certo punto tutti erano in cerchio a cantare the more you ignore me the closer I get.
Verso le 4.00 sono uscito all’aperto e naturalmente era giorno. Qui il sole comincia a non tramontare quasi piú e quindi, scusate se é scontato, sono andato a casa con in testa “there is a light that never goes out”.