La prima cosa che mi viene in mente guardando il mixer (6 canali - digitale) è la curva per l’equalizzazione utilizzata da Martin Hannett. In pratica Hannett mixando non so se Buzzcocks o Joy Division o Happy Mondays, regolava le levette dell’equalizzazione secondo il contorno della sua pancia. Purtroppo non ho ancora una pancia del genere e quindi l’opzione di emulare Hamnett non funziona.
Sono stato reclutato per stare al mixer per una serata indie dove suonano pintandwefall e catsonfire.
I catsonfire arrivano e hanno in una mano le custodie degli strumenti e nell’altra le scarpe da palco. Le scarpe da palco sono quelle superlucide da oxford, quelle che si usano per giocare a golf, quelle coi puntini sulla punta. Venendo della costa occidentale della Finlandia, sono di madrelingua svedese, continuano a parlare un po’ in svedese ed un po’ in finlandese ed io ci parlo in inglese. Il cantante si dimostra il più loquace, assieme al batterista ed al tastierista (un tipo col mascara, reclutato per il nuovo tour, soprattutto per fare il riff di smell of an artist, dove mi pregano di sparare il sintetizzatore a volume assurdo). chitarrista e bassista invece (citando brecht) stanno in silenzio in due lingue.
La loro prova del suono è veloce, accennano i pezzi di ‘The Province complains’, non fanno tante scene, anche perchè capiscono la mia evidente incapacità. Poi portano dentro un cartone, lo aprono e vedo le prime copie del disco, solita grafica superstilosa, libretto con i testi ed un’interessante introduzione alla vita finlandese, all’uso del caffè durante la seconda guerra mondiale ed alla pratica di ritirarsi per qualche giorno nelle case di campagna. Rimango basito dal fatto che scrivendo di caffè alla cicoria e del glorioso Saludo, non utilizzino nemmeno una volta il termine Ersatz. Penso che scriverò loro una lettera a proposito.
Comunque il gruppo spalla, che si accinge al soundcheck per secondo, sono quattro ragazzine che avranno forse diciotto anni, che sparano un garage rock eccezionale, grande presenza sul palco, maschere da zorro e ottimo senso dell’umorismo. Ho qualche difficoltà ad amplificare il glockenspiel ed il flauto di plastica, ma va bene lo stesso. Il loro live dimostra che le tipe sono eccezionali. Saranno famose.
I catsonfire sono il miglior gruppo che ho visto in Finlandia, sono davvero eccezionali. I pezzi del nuovo disco sono meravigliosi, alcuni suonano terribilmente retrò, come i primi gruppi di swing che suonavano sui traghetti da turku a stoccolma, prima che la cosa degenerasse con l’evolversi dei costumi. Insomma in maniera molto simile agli Smiths, riprendono il manierismo degli anni trenta, delle prime sale da ballo, aggiungono un po’ di suono della classe lavoratrice degli anni cinquanta e sessanta e condiscono il tutto con la new wave. Verso la fine fanno una cover di un pezzo iskelmä in finlandese e poi, senza ironia, concludono con ‘I will stay’, ballatona degli Hurriganes. Gli Hurriganes sono stati il più grande gruppo rock finlandese, un trio alla Cream/JimiHendrixExperience, con un inglese alquanto approssimativo, che riempiva gli stadi di hockey di tutto il paese negli anni settanta. ‘I will stay’ è il megalentone finlandese, è quasi come ‘night in white satin’ suonata in un lunapark di Blackpool. Andate a vederli, quando suonano a Modena.