Vado al cinema con la comproprietaria a vedere maria antonietta. La comproprietaria adora la coppola dal padrino parte terza. Addirittura sostiene che la parte terza è molto meglio della parte prima.
In ogni caso la Dunst all’inizio guarda fuori dalla carrozza come la Johansson guardava fuori dal taxi, con la faccia sognante da flâneuse dans l’automobile, con la faccia di una che pensa take me anywhere I don’t care I don’t care i don’t caaa-re.
Il film scorre, arrivano le scarpe, i dolci, le chucks, i radio dept., i new order, gli orchestral manoeuvres in the dark (o li ho sognati?), siouxsie, la figlia coi riccioli biondi (che immagino in realtà figlia di qualche architetto parigino amico della coppola), gli strokes etc. Mangio liquerizie e rifletto un po’ sui cicli di cento anni, sul fatto che gli anni delle crisi sono sempre gli stessi: i settanta/ottanta. Usare la musica dei 1989 per colonna sonora del 1789 non è una cattiva idea, anzi, funziona. Piano piano peró comincio ad avvertire una strana sensazione: la sala è piena di ragazzine frangettate con i cheap mondays, a parte me e la comproprietaria. La comproprietaria però, essendo donna ed essendo nordica, condivide, ricorda, rivive, quello che il 99% della sala vede riflesso sullo schermo: la riproposizione delle loro vite di teenagers nordiche. Quindi quando dopo la festa si va a vedere l’alba e si stappa l’ultima bottiglia, tutte ridono e mormorano che l’estate scorsa, al festival x nella foresta y, blah blah blah. Immaginatevi quando il tipo belloccio si presenta come capitano (mi pare) dell’esercito svedese, quasi il cinema crolla tra sospiri e risatine, visto che assomiglia al tipo x conosciuto sul traghetto y per stoccolma e via di seguito.
Io al massimo potevo identificarmi in Steve Coogan, che esibiva il peggior taglio di capelli mai esibito in un film: una specie di mullet grigiastro che avrebbe fatto vergognare un motociclista di düsseldorf in un concerto degli scorpions nel 1989.